Gemini, per violino e violoncello solisti, clarinetto, corno, percussioni, viola e contrabbasso è stato scritto su invito del Contempoartensemble ed è dedicato a Mauro, Duccio e Vittorio Ceccanti.
Dall'indicazione di organico si può subito intuire quale sia la caratteristica principale del brano, ovvero il configurarsi come un piccolo doppio concerto, grazie al ruolo solistico che violino e violoncello mantengono nell'intero percorso evolutivo; piccolo, comunque, dal momento che la durata complessiva si colloca attorno ai nove minuti e, soprattutto, la compagine “orchestrale” risulta limitata a cinque soli strumenti.
E' un breve episodio dal colore lontano ed “antico” - una sorta di messaggio giuntoci da terre e tempi lontani, destinato ad apparire una seconda volta lungo il cammino -, ad avviare la narrazione, ponendosi come elemento generatore sia per l'aspetto ritmico-lineare che per le intere proporzioni del brano.
Se da una parte la strutturazione di
Gemini risulta quindi estremamente controllata e predeterminata secondo principi che sarebbe noiosamente inutile esporre, tale attenzione costruttiva mira tuttavia a concretizzarsi in episodi di estrema e pressante chiarezza narrativa; a tale scopo le gestualità impiegate, come sempre più spesso mostrano i miei lavori recenti, tendono sovente ad un'estrema semplicità, se non, a tratti, ad una rudimentalità apparentemente elementare: violente accordalità omoritmicamente regolari, cellule melodiche caratterizzate da un ristrettissimo numero di altezze, campi armonici altrettanto scarni, ripetizioni a volte parossistiche del medesimo gesto fanno parte, fra le altre, delle risorse messe in campo in questa prospettiva.
Gli episodi attraverso i quali si snoda il percorso del brano sono dunque per lo più ricchi di atteggiamenti estremamente energici e assertivi, dei quali si fanno portatori naturalmente i due strumenti solisti, alternando gli altri esecutori ruoli di contrapposizione dialettica a momenti di compartecipazione timbrico-gestuale. Eccettuando brevi e sporadici momenti di rilassamento e di respiro, è solo un'ampia pagina centrale a mostrare un'improvvisa dilatazione temporale e una conseguente isola di relativa calma nel tumultuoso panorama circostante; a determinarla è la presentazione frantumata attraverso le varie risorse timbriche dell'organico del frammento iniziale, abbondantemente dilatato nelle durate; esso viene progressivamente aggredito da elementi contaminatori che ne segnano ben presto l'abbandono a favore di zone nuovamente aggressive, che, giunte al culmine della tensione, si sgretolano improvvisamente in un congedo immobile nella sua evanescente iteratività.
The instrumentation of the piece immediately
suggests its main characteristic: it is like a small double
concerto, thanks to the solo roles played by the violin
and cello throughout the whole piece; small in the sense
that the whole work lasts around nine minutes and, more
especially, that the accompanying ensemble is made up
of just five solo instruments.
A brief episode with a distant
and "antique" hue, a message from faraway lands and
times, starts the narration, the generating element of
both the rhythmic-linear aspect and of the whole
proportions of the piece.
Although on the one hand the
structure of
Gemini appears to be controlled and
predetermined, the aim of such constructive detail is
nevertheless to create episodes of extreme narrative
clarity; for this purpose the musical ideas tend to be very
simple, if not truly rudimental, almost elementary: violent
regular homorhythmic chords, melodic cells with a very
limited number of pitches, barren harmonic fields and
angry repetitions of the same idea, are the main features
of the piece.
The episodes in which the piece unfolds are
for the most part highly energetic and assertive,
sustained by the two solo instruments, alternating, in
their relationship with the other players, between dialectic
contraposition and moments of shared ideas and timbre.
Apart from sporadic moments of respite, only a broad
central section offers a sudden dilation in tempo, an
island of relative calm in the surrounding landscape; this
is brought about by the reappearance of the initial
episode, which then becomes progressively under attack
from contaminating elements that soon force the piece to
abandon the calm in favour of newly aggressive zones
that at the height of the tension disintegrate into a
immobile conclusion of evanescent iteration.