DOS DIOSES
per voce, violino, violoncello e pianoforte su due poesie di Angel Crespo / for voice, violin, cello and piano on two poems by Angel Crespo (2007)
dedicato a / dedicated to: Alda Caiello and Ars Trio di Roma - Italy
EDIZIONI SUVINI ZERBONI - MILANO
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pages 1, 2, 9, 10
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Crespo è sicuramente una delle voci più importanti nell'ambito della poesia Spagnola del secondo Novecento; la ricchezza della sua esperienza sia culturale sia umana (poeta, traduttore, a lungo esule per la sue posizioni antifranchiste) si ritrova nei suoi versi, spesso inclini a echi surrealisti o alla riproposizione di temi e simboli del mondo classico.
Proprio questi aspetti della sua poetica mi hanno spinto a scegliere due suoi testi scritti fra il 1970 e il 1980, quando Pedro Oltra e l'Istituto Cervantes mi hanno coinvolto nel loro progetto di avvicinamento fra compositori italiani e poeti contemporanei spagnoli.
Dos Dioses si divide in due episodi separati e complementari come atteggiamento espressivo. In "Cronos" le immagini sono inquiete ed aggressive, mentre la strutturazione complessiva risulta fortemente frammentata. Nel successivo "El Dios soñado" prevale invece un atteggiamento di ampia contemplazione, che dalle vaste consonanze iniziali si muove, nella zona centrale, ad andamenti morbidamente cantilenanti per svanire progressivamente avvicinandosi all'epilogo, appena screziato da un ultimo sussulto volitivo.

Crespo is surely one of the most important voices of the Spanish poetry in the late twentieth century; the breadth of his cultural and human experiences (poet, translator, exiled for a long time in consequence of his positions against Franco) is shown in his verses, often close to surrealistic suggestions or rich of themes and symbols of the classical world.
These aspects of his poetics have persuaded me to choose two short poems by Crespo, written between 1970 and 1980, when Pedro Oltra and the Cervantes Institute have involved me in a project regarding Italian composers and contemporary Spanish poets.
Dos Dioses divides in two separate episodes, that are complementary as expressive attitudes. In Cronos the images are unquiet and aggressive, and the general structure is hardly fragmented. In the following El Dios soñado an attitude of ample contemplation prevails, that, from the wide consonances of the first bars, moves, in the central section, to smooth, sing-song-like lines; then, drawing to an end, everything fades away, after a last, hard and short outburst of the voice.




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