Dura roccia rappresenta una nuova tappa nel percorso che mi vede da sempre affascinato degli strumenti gravi.
Il titolo (lo si immagini in inglese...) rimanda alla rudezza e all'aggressività che il lavoro conosce nella maggior parte del suo tragitto. Due situazioni di segno opposto si evolvono alternandosi: la prima è basata sull'incedere umoralmente cadenzale e violento del solista ed è contrapposta al carattere risonante e tendenzialmente lirico - sia pure sempre incrinato da spinte più o meno sotterranee alla disgregazione - della seconda.
Ciò si protrae per tutto il corso del brano, vedendo gli archi sempre pronti a espandere e a valorizzare quanto proposto dal fagotto.
Estremo approdo è rappresentato dal paradossale incantamento del solista sul suono acuto finale, sotto al quale gli archi dispongono i loro ultimi interventi, ormai incapaci di forzare altrove il cammino
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