Un ottonario sibillino (non costringetemi a spiegarlo...) fa da titolo a questo breve duo scritto in occasione di un concerto celebrante i settant'anni di Ivan Fedele.
Il rintocco perentorio e luminoso di una decima maggiore si ripete diradandosi progressivamente ma rimanendo pietra miliare, linea guida del percorso. All'interno, regolati da simmetrie e proporzioni controllatissime (ma di noia mortale se descritte qui) germogliano figure sempre brillanti ed incisive, gestualità che mettono a dura prova gli esecutori.
Rari i momenti di allentamento dinamico, puntando il pezzo ad un'energica festosità.
La pervasiva euforia scivola poco prima del termine verso ripetizioni di figure ruvide e un poco rudimentali.
Un'ultima (forse unica) brevissima esitazione viene perentoriamente superata da un volo conclusivo, ad invitare le navi verso nuovi mari