Le destinazioni strumentali insolite rappresentano da tempo una parte importante del mio catalogo.
Non potevo quindi rinunciare all'occasione propostami da Loredana Gintoli, ovvero la scrittura di un breve lavoro per arpa tripla (senza entrare nei dettagli, si tratta di un'arpa priva di pedali ma in grado di muoversi cromaticamente grazie a tre ordini di corde, due dei quali esterni e diatonici, il terzo disposto internamente e costituito dai suoni cromaticamente complementari).
Seppure caratterizzato da una tecnica digitale in buona parte simile all'arpa comune, la disposizione delle corde offre particolari risorse che hanno costituito per me uno stimolo affascinante.
Tutto ciò si è collegato, a livello molto più astratto, alle suggestioni derivanti da uno splendido libro di Richard Mabey in bilico fra botanica e filosofia al quale ho letteralmente rubato il titolo.
Il percorso narrativo si snoda attraverso figure semplici, spesso elementari (dal punto di vista percettivo, dal momento che la difficoltà esecutiva rimane sempre consistente), figure che si intersecano e si pongono alla ribalta con caleidoscopica frequenza.
Se tagliate, ricompaiono dopo poco con assertività e spirito di sopravvivenza immutati.
Grazie all'arrivo di un gesto particolarmente infestante le erbacce musicali raggiungono un momento di parossismo estremo, passato il quale si declina rapidamente verso una sorta di drastica ripulitura del terreno.
Solo un piccolo seme della figura iniziale rimane dimenticato, presagio di nuove primavere selvatiche