I MURI BIANCHI DI ENDENICH
per pianoforte / for piano (2011)
dedicato a / dedicated to: Adele D'Aronzo - Italy
EDIZIONI SUVINI ZERBONI - MILANO
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pages 1 - 2
audio - complete
On CD (Stan LC22898; Moritz Ernst, piano)
On CD (EMA Vinci 70166; Adele D'Aronzo, piano)

endenich Robert Schumann trascorre gli ultimi due anni di vita nel manicomio di Endenich, presso Bonn. Assistito amorevolmente dalla moglie Clara e da Brahms, vede divenire sempre più precari i rapporti con il mondo reale.
I muri bianchi di Endenich trae il proprio spunto iniziale nella risonanza di questa situazione esistenziale dolorosamente frantumata: la tensione che accompagna quasi tutte le scelte figurali, sempre parossistiche ed eccessive, si disgrega in continui cambi di scena e in frenetiche rincorse di situazioni diverse, appena mitigate da brevi ripiegamenti più silenziosi.
Con un'impostazione strutturale apertamente asimmetrica, questo convulso alternarsi di apparizioni repentine si blocca di colpo nell'ultima estesa sezione del lavoro, volutamente uniforme ed elementare: una lunga successione di accordi in fortissimo attraversa lentamente tutta la tessitura del pianoforte dall'acuto al grave.
Come anche precedentemente, ma forse ora in modo più chiaro, emergono frammenti provenienti dalla Seconda Sonata per pianoforte di Schumann, a partire dai quali è costruito l'intero brano.

Robert Schumann spent the last two years of his life in a mental asylum in Endenich, near Bonn. Lovingly cared for by his wife Clara and Brahms, his relations with the real world became increasingly more precarious.
I muri bianchi di Endenich takes its startingpoint from a comment on this painfully shattered existential situation: the tension that underlies almost all of the choices of figures, always paroxysmal and excessive, is broken up into continuous changes of scene and frenetic shifts of situation, barely mitigated by short moments of relative calm.
With an openly asymmetric structural arrangement, this frenzied alternation of impulsive ideas is suddenly blocked in the last, extensive section of the work, which is intentionally uniform and simple: a long series of fortissimo chords slowly moves through the whole range of the piano from high to low.
As also happened in the past, but perhaps now more clearly, fragments taken from Schumann's Second piano Sonata emerge, on whose basis the entire work is built.



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