FROM THE LAND OF THE ICE AND SNOW
per violino e viola / for violin and viola (2018)

dedicato a / dedicated to: Francesca Bonaita e Andrea Rebaudengo
EDIZIONI SUVINI ZERBONI - MILANO
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landFrom the Land of the Ice and Snow, come altri miei brani in precedenza, deve la sua esistenza alla graditissima richiesta giuntami da parte di Luca Schieppati per la stagione del milanese Spazio Teatro 89.
Destinataria delle mia avventure violinistiche sarà ancora una volta Francesca Bonaita, qui insieme ad Andrea Rebaudengo. "Transiti" sarà il titolo dato alla serata in cui questo lavoro troverà la sua prima esecuzione: spostamenti di persone, di idee, incontri e contrasti, arricchimenti e ricerca di nuovi equilibri, quindi. Nella mia memoria musicale, da anni remoti, si è riaffacciato Immigrant Song, energico brano degli altrettanto energici Led Zeppelin avente come tema la migrazione Vichinga verso occidente, e il tentativo di prenderlo come spunto di partenza è andato a buon fine. Intendiamoci, come sempre è accaduto quando ho deciso di partire da materiali provenienti dal mondo del rock ciò non ha mai portato ad ammiccamenti stilistici o peggio, a citazioni esplicite e consistenti dei materiali di partenza (anzi, sono operazioni che aborro in massimo grado). Sono innanzitutto, invece, tributi affettivi del tutto personali, che possono sicuramente portare all'ascoltatore dei riverberi emotivi e che non escludono talvolta piccole allusioni (in questo caso lo spunto iniziale del mio pezzo, ripresentato per altre tre volte nello sviluppo narrativo, è legato apertamente all'avvio della parte vocale di Robert Plant), ma che, seguendo logiche puramente compositive e autonome, danno vita per lo più - ed è questo uno dei casi - a lavori dal paesaggio narrativo spesso lontano da quello che uno spunto tratto da una band dell'allora definito hard rock potrebbe far immaginare.
L'architettura complessiva nasce dall'incrocio a mosaico di un numero ristretto di situazioni, ognuna seguente autonomi principi evolutivi più o meno consistenti e sviluppata isolatamente in una prima fase di elaborazione compositiva. Incrociandosi nell'assemblaggio finale ad intarsio queste situazioni scoprono relazioni impreviste, smussando localmente alcune asperità proprie per una più fluida successione oppure estremizzando le proprie caratteristiche con attriti locali che determinano successive azioni di riequilibrio espressivo. Tutto ciò porta ad un percorso complessivo variegato e mobile in cui, se risultano assenti zone di esasperazione figurale eccessiva, sono comunque rari i momenti di sospensione quasi contemplativa, favorendosi invece una mobilità complessiva dove l'elementare tendenza a creare linee discendenti risulta essere il tratto distintivo e comune. Solo nel breve episodio finale, quasi una piccola coda, tutto si allontana improvvisamente, quasi trasformando in ricordo quanto ascoltato precedentemente.



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