IL SORRISO DEL MONDO
per voce recitante, oboe e quartetto di tromboni su un testo di Gian Luca Favetto / for narrative voice, oboe and 4 trombones on a text by Gian Luca Favetto (1995)
EDIZIONI SUVINI ZERBONI - MILANO


IL SORRISO DEL MONDO

Non è la scelta che decide, è l'abbandono,
non la volontà - non solo - ma l'armonia
di chi è sentito nel movimento delle cose.


Dopo ogni fine, c'è l'inizio, che non è nuovo, è ancora lo stesso, da quando è incominciato il tempo, il principio delle cose, il principio ancora prima del principio.
Poi, naturalmente, viene la fine, che ogni volta si spera di cancellare dal mondo.
Finché la fine non cancellerà il mondo, in mezzo ci sarà qualcosa. Qualcuno. Alcuni miliardi di qualcuno. Alcuni miliardi di miliardi di animali, di alberi, di rocce. Alcuni miliardi di miliardi di miliardi - di pensieri.
E tutte le acque e i venti che sono testimoni.
Tutto ruota attorno ad un sorriso. Di un colpevole. Che ha vissuto. Sceso nell'errore, in un luogo senza buio e senza luce, in una foresta di cuori disseccati, intestini come torrenti in piena rovinosa, fegati come creste di colline - e la paura come neve, ovatta.
Dopo un lungo traversare vuoto di orizzonti, all'approdo della vita, sbarca nel sorriso: un digradare di precipitazioni, di smottamenti, dal dolore allo sfinimento, dallo sfinimento alla comprensione, dalla comprensione all'onda, dall'onda al piacere, raggrumarsi di emozioni in rughe, sciogliersi di ferite, abbandono di lenzuola, abbondare di semplicità raggiunta.
Quale dono gli dei possono fare all'uomo se non negarsi per metterlo in viaggio? Gli occhi portano terre il cui verde è una scalata al cielo, e rocce che sono la misura del tempo, e nuvole come respiri pellegrinanti di stagione in stagione. Le suole delle scarpe conservino i passi fatti, anche quelli compiuti in sogno, e la pelle il profumo degli incontri e le mani l'essenza delle cose, le dita la capacità di osare.

1 aprile e 10 maggio 1995
Gian Luca Favetto



In un panorama che si fa via via sempre più disteso e calmo, dimenticando l'ansia dell'inizio, voce e oboe sono due volti del medesimo personaggio, due descrizioni complementari di un cammino.
L'oboe scava nelle immagini, nelle parole; gioca ad anticiparle, a renderle già intese e ricche di memoria. Attorno ad essi il quartetto di tromboni si fa eco e riverberazione lontana, divenendo un ulteriore piano di riflessione e di approfondimento, ora partecipe, ora misteriosamente ostile.
Nel finale le parole si fanno sempre più rade per lasciare spazio al quieto respiro degli strumenti ed al loro richiamo senza fine.
Il sorriso del mondo è dedicato alla gente e alla città di Nagasaki, per le quali è stato scritto.






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