TRAFILETTO IN CRONACA
per clarinetto e trio d'archi / for clarinet and string trio (2019)
dedicato a / dedicated to: New MADE Ensemble - Italy
EDIZIONI SUVINI ZERBONI - MILANO
pages 1, 2
audio integrale

Concerto in miniatura per clarinetto e orchestra d'archi bonsai, tale potrebbe essere il sottotitolo per questo nuovo lavoro, che si snoda attraverso un numero ristrettissimo di gesti strumentali, riaffioranti con sistematica irregolarità nella narrazione senza trasformazioni ed evoluzioni particolarmente significative.
Questo infatti è il proposito e in un certo senso l'azzardo di questa mia composizione: sperimentare la tenuta discorsiva e il mantenimento di interesse e varietà portando a livelli ridottissimi sia gli elementi utilizzati sia i processi di evoluzione e di proliferazione degli elementi stessi.
Con tali risorse ridotte ai minimi termini si genera un clima di aggressività gestuale che non trova quasi mai allentamenti di tensione (il metronomo non ha significative variazioni dall'inizio alla fine), clima in cui i materiali proposti dal clarinetto tornano con ricorrenza implacabile al gesto iniziale, pervicacemente condannato a cadere nel registro grave dello strumento.
A ciò si lega un panorama armonico estremamente scarno e a sua volta povero di trasformazioni: si tratta di pochi elementi derivati dal medesimo spunto di partenza utilizzato successivamente anche per Vele ai navigli, lavoro per voce e strumenti scritto quasi contemporaneamente. In questo caso tale spunto, corrispondente in buona parte ai suoni presentati dal clarinetto nelle prime due battute, a differenza di quanto avverrà per il lavoro vocale determina anche l'assetto strutturale complessivo, suggerendo snodi, ritorni e conclusione del lavoro.

A concerto in miniature for clarinet and bonsai string orchestra, this could be the subtitle for this new work that is made up of a number of very short instrumental gestures, reappearing with systematic irregularity in the narration without any particularly significant transformations or evolutions.
In fact, the aim, and in a certain sense the hazard, of this composition is this: to try to maintain the discourse and hold the interest and variety, by keeping the elements used as well as the processes of evolution and proliferation of the elements themselves, to a bare minimum.
With these limited resources a climate of gestural aggressivity is generated that almost never diminishes in tension (the metronome has no significant variations from stat to finish), a climate in which the materials proposed by the clarinet return with relentless recurrence to the initial gesture, stubbornly condemned to fall into the low register of the instrument.
This is combined with an extremely bare harmonic panorama, this too poor in transformations: these are a few elements derived from the same starting point successively used also for Vele ai navigli, a work for voice and instruments written almost simultaneously. In the present case the starting idea, mostly corresponding to the notes presented by the clarinet in the first two bars, unlike what happens in the vocal work, also determines the overall structural arrangement, suggesting junctions, returns and the conclusion of the work


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